Quante “me” mi abitano? Guida alla convivenza
Anche questo mese voglio partire dal pezzo di Alessia per
proporre qualche riflessione su come dentro di noi coabitino sensibilità e
sfumature emotive complesse che, a seconda della fase di vita che
attraversiamo, possono prevalere sulle altre e determinare le scelte del
momento.
Quante volte guardandoci indietro nel tempo ci
rimproveriamo per scelte fatte che si sono rivelate sbagliate?
Quante volte trovando vecchie foto o vecchi
pensieri (magari scritti proprio sui social) non ci riconosciamo e ci sembrano
scritti da altri?
Quante volte i nostri comportamenti sembrano
contraddirsi e le nostre scelte non sono coerenti tra di loro?
Il rapporto con noi stessi, con gli altri e con ciò che ci
accade intorno non è mai stabile ma è una dimensione che si evolve e muta in
continuazione. Esso è sempre influenzato dalla nostra “storia/esperienza”, dalla
nostra personalità e dai bisogni che in quel momento sentiamo più forti.
I bisogni rappresentano parti di noi ed esigono di essere riconosciuti, ascoltati e soddisfatti nella realtà emotiva e
psicologica che viviamo.
Ci saranno pertanto bisogni che riguardano la famiglia, altri
il lavoro, altri ancora le relazioni più significative per noi in quel momento.
Questi possono rappresentare “spinte” che non sempre vanno nella medesima
direzione, ma che possono spingere in senso opposto entrando in conflitto tra
di loro.
Tale conflitto può determinare la sensazione di una
coabitazione forzata di “multipli di noi” che esigono contemporaneamente e con
la stessa forza emotiva, di essere i protagonisti di quel momento di vita e delle scelte che dobbiamo
compiere.
Allora che fare?
Chi ascoltare ?
Come negoziare tra queste parti di noi apparentemente
così lontane?
Il punto di partenza è sempre avere una buona consapevolezza
di sé e riconoscere tutti i bisogni che in quel momento bussano per essere
ascoltati, anche quelli più scomodi che a volte è più facile negare o mettere
da parte. Nessuno di questi può prevalere in assoluto sugli altri , ma
sicuramente ci sarà uno che sentiamo come più forte e che “richiede ossigeno e
spazio” tenendo sempre presente ciò che gli altri bisogni esprimono.
L’obiettivo è quello di trovare uno spazio psicologico ed
emotivo che tenga contemporaneamente conto di ciò che sentiamo e di come nella
realtà questo può concretamente realizzarsi in modo “Adulto e consapevole”.
La soluzione che vi propongo consiste nel darsi delle “priorità a tempo“ : cioè soddisfare il bisogno che in quel momento crea più disagio e posticipare (anche di poco) l’ascolto di un altro bisogno che può trovare appagamento in un secondo tempo, senza mai rinunciare ad esso perché farlo vorrebbe dire rinunciare ad una parte di noi.
Teniamoli stretti i nostri bisogni
perché vuol dire accettare noi in tutte le nostre sfaccettature e voler bene
anche a ciò cui a volte dobbiamo rinunciare solo temporaneamente, tenendoci
pronti e individuando il momento più propizio per ridar loro luce e centralità.
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