POLINESIA: UN VESTITO TROPPO STRETTO

 


Questo mese #AlleCanEat ci racconta di tutti i cambiamenti che avvengono in noi nell’arco della vita. A volte ci si guarda indietro e ci si domanda “ma ero veramente così??”.

Ovviamente non sono qua per raccontarvi come sono cambiata in tutti i frangenti della mia vita, ma solo di come sia cambiata nel modo in cui scelgo ed organizzo un viaggio. Con questa scusa, la rubrica #AlleFaldedelRavviMangiaro, vi teletrasporta in Polinesia. Pronti? Via…

Ebbene sì, quando si cambia, i nostri viaggi cambiano con noi. Quello che prima era il viaggio ideale, ad un certo punto non lo è più.

Tanti anni fa il mio motto era: comfort e staticità. Ovvero, strutture di alto livello e ferma nello stesso posto per tutta la settimana. Negli anni la questione ha subìto un bel cambiamento.

La prima cosa che ho imparato è che “comfort” non è sinonimo di “lusso” e che andare a zonzo nel posto in cui si è, è molto più divertente.

Se dovessi identificare quale è stato il momento in cui ho “visto la luce”, direi durante il mio viaggio in Polinesia. Un po' di tempo fa ho scritto anche un post su Instagram dove esprimevo la mia (impopolare) opinione sulla Polinesia: ho avuto la fortuna di esserci stata ma non l'ho apprezzata come avrei dovuto. Adesso vi spiego il perché.


Chiaramente vedendo una foto del genere, la prima cosa che vi viene in mente è insultarmi. Ed avete ragione! 

Sicuramente sul mare e la spiaggia non si può dire niente. Il paesaggio è da cartolina, sabbia che sembra borotalco, acqua trasparente e calda. E allora??  Allora, il viaggio non è solo “cartoline”. Ma partiamo dal principio.

Sono stata in Polinesia nel lontano 2009 ed era una tappa di pausa dal tour degli Usa. Avevo visto tante foto di amici in viaggio di nozze, commenti entusiasti, allora perché no?

Da Los Angeles ci sono volute 8h e 30min circa per arrivare a Tahiti; lì ho passato la notte per poi prendere un altro volo il pomeriggio seguente, diretto a Bora Bora (50 minuti di volo circa).

Ammetto che la sfortuna climatica non ha aiutato: la Polinesia vanta un clima sempre estivo, non piove quasi mai... ecco... quasi! Su 5 giorni, ha piovuto quasi tutte le sere ed addirittura un giorno ha piovuto a scroscio per tutta la giornata e, fidatevi, in un atollo di pochi chilometri se piove c'è poco che si possa fare. 

Ma veniamo al motivo principale ed assolutamente personale: la noia.

Essendo io una persona che non sa nuotare, non fare gite in canoa o snorkeling ha ridotto drasticamente le possibili attività. Però mi sono chiesta, ma tutti i giorni, tutto il giorno a guardare i pesci in acqua? Anche se piove? Per molti la risposta è ASSULUTAMENTE SI. Ecco, non per me. Io ho bisogno di girare, di scoprire. Mi piace stare spiaggiata su un lettino e prendere il sole, ma non può essere l’unica cosa fatta durante la giornata.

Superati i 5 minuti di entusiasmo per il mare, il panorama ed il lusso, la sensazione che ho avuto e su cui ho riflettuto durante le lunghissime ore di noia, è che non “sentivo” quel popolo. Tutto era programmato e studiato per il turista che alloggiava lì. Il resort era studiato per chi voleva scappare da tutto e stare lì in solitudine, non per chi voleva entrare in quella cultura.

La colpa non è della Polinesia, l’errore è stato mio, nell’organizzare un viaggio non adatto a me. O meglio era adatto alla me di una volta, ma nel crescere volevo di più. Forse l’ho capito lì, dall’altra parte del mondo. 

Negli anni seguenti ho visto posti meravigliosi, ma ho cambiato i miei criteri: le strutture devono essere, si confortevoli, ma devono riportarmi alla cultura locale (dove possibile ovviamente). Alle Seychelles ad esempio ho alloggiato in una Guest House e mangiato cibo locale, è stato come essere a casa. La stessa cosa a Marrakech, alloggiando in un Riad.

Ho iniziato a noleggiare auto e fare chilometri per scoprire più luoghi possibili. 

Se la Polinesia fosse più accessibile a livello economico ed anche a livello di distanza, meriterebbe sicuramente una seconda possibilità.

Oggi nella rubrica #AlleFaldedelRavviMangiaro non troverete i soliti tre consigli, ne troverete  solo uno, ma fondamentale quando si decide di organizzare un viaggio, sia che lo facciate con un’agenzia che “fai da te”:

Il fatto che un posto sia fighissimo per gli altri, non vuol dire che lo sia per voi. Non lasciatevi confondere dalle belle pubblicità, non seguite i consigli di persone che fanno vacanze diverse dalle vostre; ascoltate voi stessi e non cadete nell'inganno del condizionamento.

Se volete un consiglio su un viaggio, parlate con persone che hanno uno stile di vita e gusti simili ai vostri.

Il viaggio è come un vestito: vi deve piacere, vi deve stare bene e deve essere comodo. 

Ecco, il mio viaggio in Polinesia è stato come un vestito stretto, scomodo e che mi segnava la pancia! Ma sono sicura che indosso alla persona giusta sarebbe sembrato favoloso!


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